curiosità stroriche padovane  1°

ANDREA CITTADELLA VIGODARZERE
1848
Podestà di Padova

Andrea. - Nacque a Treviso il 15 luglio 1804 da Giorgio, allora governatore della provincia, e Margherita Zacco, e ricevette un'ottima educazione classica permeata di profondi sentimenti religiosi sotto la guida dell'abate G. Barbieri, celebre oratore sacro e successore del Cesarotti nella cattedra di eloquenza latina e greca, e dello zio Antonio, singolare figura di possidente e mecenate.

Nel 1826 si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell'università di Padova, fece pratica giudiziaria presso il tribunale col titolo di "ascoltante", poi iniziò il suo tirocinio forense, peraltro ben presto abbandonato, presso l'avvocato G. B. Pivetta, la cui abitazione era frequentata in quegli anni da alcune delle più note figure della cultura padovano.

Tra il dicembre del 1847 ed il gennaio del 1848 è il primo segno di una più vivace partecipazione ai moti e alle speranze liberali: insieme col letterato C. Leoni, patriota fervente e di rigorosa intransigenza, si recò a Venezia per implorare dalle autorità austriache mitezza di trattamento nei confronti di Manin e Tommaseo da poco arrestati.

Quando a Venezia venne proclamata la repubblica il Cittadella Vigodarzere. si trovò ad essere podestà di Padova, dove fronteggiò con energia disordini e tumulti nei difficili giorni della resa; ritornati gli Austriaci si oppose al disarmo della guardia, nazionale, rifiutò di convocare il Consiglio municipale e infine rassegnò le dimissioni dalla carica ritirandosi, insieme alle principali famiglie della città, nella villa di campagna. Negli anni precedenti la seconda guerra di indipendenza l'atteggiamento del Cittadella Vigodarzere nei confronti delle autorità austriache subì frequenti oscillazioni e sbandamenti che gli procurarono numerose critiche da parte dell'ala più radicale e combattiva dei liberali veneti.

 Dopo l'avvento al potere del principe F. di Schwarzenberg il Cittadella Vigodarzere sembrò credere per un attimo alle promesse di riforme e si recò personalmente a Vienna per caldeggiare presso il nuovo governo la concessione di un'ampia autonomia amministrativa al Lombardo-Veneto chè egli riteneva non incompatibile con future rivendicazioni nazionali. Il 31 luglio 1854 partecipò alle cerimonie per il ricevimento a Padova del maresciallo Radetzky e poco dopo accettò, con grave scandalo di Cittadella Vigodarzere Leoni e di altri patrioti, la carica di membro della Congregazione centrale di Rovigo. Il biennio 1856-1858 vide il culmine della linea "collaborazionista" del Cittadella Vigodarzere che incontrò a Stra l'arciduca Massimiliano, ne divenne intimo amico, ottenne alla fine del 1857 la nomina a maggiordomo della principessa Carlotta del Belgio e cercò di secondarne l'orientamento favorevole all'autonomia del Lombardo-Veneto.

Di pari passo procedeva l'interesse del Cittadella Vigodarzere  per le arti e le belle lettere. Nel periodo 1845-48 collaborò insieme ai Più bei nomi del liberalismo padovano aI Caffè Pedrocchi, settimanale di arti, letteratura, critica, industria e cose patrie, scrisse versi e racconti - di mediocre valore - e presiedette dal 1839 al 1845 il Gabinetto di lettura di Padova. Nel 1844, prendendo lo spunto dalla recente pubblicazione del primo fascicolo del Vocabolario della Crusca, pubblicò sull'Euganeo un articolo Sulla presente condizione della lingua comune in Italia in cui lamentava l'ancora insufficiente unificazione linguistica nazionale e proponeva l'adozione di un linguaggio d'uso generale, autenticato dai letterati delle varie regioni d'Italia e fondato scientificamente su "giunte" al Vocabolario della Crusca alla cui realizzazione per il Veneto collaborava personalmente.

Cittadella Vigodarzere morì a Firenze il 19 marzo 1870.

 

 

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